Mentre aspetto la partenza fra un mese per una nuova avventura nel paese delle meraviglie, ripenso a tutti i viaggi e visite finora fatti. Con meraviglia mi rendo conto che il primo è stato 4 anni fa. Mi sembra quasi irreale. Non è possibile che siano passati solo 4 anni… è quasi impossibile immaginare un prima. E’ come se tutto quanto esisteva prima di quel viaggio non contasse più, come se fossi nato solo in quell’attimo. Mi ritornano le immagini del momento in cui ho posato per la prima volta lo sguardo su Phnom Penh. I colori, la luce solare talmente forte e presente, il sentimento del passato coloniale (che oggi svanisce già con il grande sviluppo che la città sta attraversando) nell’architettura e i colori delle case, quel verde particolare della vegetazione e il riflesso del paesaggio nell’acqua. Il ricordo mi rende emotivo e sento i brividi attraversarmi la schiena.
Un pensiero mi attraversa la testa. In un certo senso è come se tutto convergesse in quel momento, come se quasi 40 anni di vita avessero preso senso in quell’attimo. La loro funzione è stata di portarmi lì, esattamente e precisamente e con l’adempimento di quello scopo, avessero preso il loro posto nella storia, per lasciare il posto a qualcosa di nuovo, un nuovo libro le cui pagine devono essere riempite di nuove parole. Ma nel contempo il libro non parte dalla pagina 1, poiché un’infinità sono già piene di storie, che allo stesso tempo mi appartengono e non mi appartengono. Vite vissute in giorni passati e futuri. Insomma un ritorno a casa dopo un lungo cammino tortuoso.
Bellissimo Paese. Stupenda la regione di confine Ratanakiri